Il fallimento di un "metodo" autoproclamato: come l’attacco di Francesca Curti alla Prof.ssa Carla Rossi fa scadere la serietà del dibattito storico-artistico
- Redazione

- 6 giorni fa
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 5 giorni fa

La discussione sugli ultimi giorni di Caravaggio si è trasformata, nelle ultime settimane, in un caso emblematico di come un fantomatico "metodo" venga spesso invocato come arma retorica più che applicato con rigore. Al centro della vicenda ci sono due articoli della nota filologa e paleografa Carla Rossi, pubblicati su AboutArtOnline il 5 agosto e il 30 agosto 2025, entrambi frutto di un serio lavoro filologico diretto sulle fonti. Quei testi, che affrontano la lettera del nunzio apostolico di Napoli, fra Deodato Gentile, del 29 luglio 1610, riportavano finalmente ordine nella ricostruzione dei fatti, correggendo errori stratificati nella tradizione moderna.
Nel primo contributo Rossi aveva sottoposto l’autografo di Gentile a una lettura attenta, mostrando che la parola iniziale del passo controverso non è nego, come tramandato da trascrizioni imperfette, ma vego: “vedo/leggo nella lettera del 24 luglio”. Una distinzione apparentemente minima, ma decisiva. Nella grafia seicentesca, la u/v arrotondata può essere scambiata da un occhio inesperto per una n: esattamente ciò che è avvenuto nelle edizioni moderne. La conseguenza è che per decenni si è attribuito a Gentile un “mi correggo” che nel documento non esiste. La lettera del 29 luglio non contiene alcuna autosmentita: è semplicemente la risposta ufficiale alla richiesta inviata da Roma il 24 da Lanfranco Margotti, che in quel periodo firmava la corrispondenza del Cardinale Scipione Borghese, malato. Rossi ha mostrato che la sequenza degli eventi è chiara, lineare e coerente con la prassi diplomatica del tempo: Margotti chiede conferma di una voce proveniente da Roma secondo cui Caravaggio sarebbe morto a Procida; Gentile legge, verifica, accerta che la morte non è avvenuta a Procida ma a Porto Ercole; ricostruisce l’arresto a Palo, il ritorno della feluca a Napoli, la liberazione del pittore e il suo arrivo sulla costa toscana.
Non appena l’articolo è uscito, Francesca Curti ha ritenuto opportuno intervenire, proclamando la necessità di una “lezione di metodo”. Il tono, sorprendentemente aggressivo, contrasta tanto più con l’errore fondamentale su cui si basa la sua argomentazione: Curti accetta senza verificarla la lezione nego e costruisce su quella parola fraintesa un’intera lettura della lettera di Gentile. Ne ricava un’interpretazione erronea, sostenendo che il documento non sia attendibile, che l’arresto a Palo non sia attestato e che Gentile si sarebbe contraddetto. Nulla di tutto ciò compare nell’autografo. E mentre impartisce lezioni di metodo, Curti dimostra di non aver compiuto il gesto preliminare che ogni ricercatore è tenuto a fare: saper leggere il documento nella sua forma originale.
Il secondo articolo della Prof.ssa Rossi, pubblicato il 30 agosto e scritto insieme a Lorenzo Fusini, chiariva ulteriormente la questione, smontando punto per punto le affermazioni di Curti e riportando il discorso sul piano documentario, senza alcun attacco personale, solo argomentazioni scientifiche verificabili. È a questo punto che la vicenda prende una piega preoccupante. Invece di rispondere nel merito, Curti decide di intervenire facendo pressione sulla redazione di AboutArtOnline, chiedendo la rimozione degli articoli di Rossi e Fusini. La direzione della testata cede alla pressione: i due testi vengono eliminati, mentre l’attacco di Curti rimane online. La discussione non è più un confronto accademico, ma un monologo delirante reso possibile dalla cancellazione, vera e propria censura, della replica scientifica. La censura sostituisce l’argomentazione. Non è un dettaglio marginale: è il punto più grave dell’intera vicenda, specchio dei tempi moderni.
A ristabilire un minimo di correttezza è intervenuta, settimane dopo, la redazione di News-Art, che ha ricostruito pubblicamente la sequenza degli eventi e ha deciso di ripubblicare integralmente gli articoli di Rossi. Questo gesto ha restituito ai lettori ciò che era stato loro sottratto: la possibilità di leggere, valutare e confrontare le posizioni, anziché ritrovarsi davanti a una sola voce (della Curti) a discapito dell’altra. Grazie a News-Art, il dibattito è tornato ad avere una base documentaria completa.
La lezione è semplice. Non si ottiene ragione con i toni presuntuosi, né con le “lezioni di metodo” rivolte con maleducazione a una studiosa di lunga esperienza che ha verificato le fonti di prima mano. E soprattutto non si ha ragione censurando. Il metodo non è uno slogan, e nemmeno un modo per mascherare la fragilità delle proprie conclusioni: è un insieme di pratiche, rigore, competenze e rispetto delle regole del confronto accademico. In questa vicenda, la Prof.ssa Carla Rossi ha applicato il metodo. Francesca Curti, pur proclamandolo, lo ha tradito in ogni fase.
Quando si censurano le argomentazioni scientifiche altrui, si ammette implicitamente di non saper rispondere nel merito. Tanto più che la rivista Theory and Criticism of Literature and Arts ha invitato Francesca Curti a un confronto diretto con la Prof.ssa Rossi nel corso di un convegno e quest'ultima si è rifiutata di partecipare e questo, più di qualsiasi confutazione, la dice lunga sulle argomentazioni dei censori.


Commenti