Le riflessioni qui raccolte sono maturate nell’ambito del progetto internazionale Intersexuality in Pictures: Gender Fluidity in Medieval Illuminated Manuscripts (2021–2026), promosso dal Research Centre for European Philological Tradition. Alcune di esse sono state presentate e discusse in occasione di convegni e giornate di studio dedicate al tema della fluidità di genere nell’iconografia medievale; versioni preliminari sono apparse, tra il 2021 e il 2024, sulla rivista Theory and Criticism of Literature and Arts, pur venendo qui sottoposte a una sostanziale rielaborazione critica. Altri contributi, infine, vengono pubblicati in questa sede per la prima volta.
La ricerca, presentata nelle sue linee generali nel primo contributo, si propone di indagare (attraverso un approccio interdisciplinare) le rappresentazioni della fluidità di genere nei manoscritti miniati medievali e nella cultura testuale coeva, mettendo in luce le zone liminali tra maschile e femminile.
In particolare, alcune delle prime indagini si sono concentrate su quelle metamorfosi identitarie imposte dalla società medievale alle donne: trasformazioni spesso determinate da condizioni di esclusione o violenza, ma che in taluni casi aprivano l’accesso a spazi di libertà culturale o spirituale altrimenti preclusi. Nei racconti agiografici e letterari, molte protagoniste femminili si travestono da uomo per necessità – per sfuggire a un matrimonio forzato, a un padre incestuoso, alla perdita dello status sociale – ma finiscono per assumere stabilmente identità maschili o intermedie, divenendo monaci, guerrieri, addirittura santi. Un caso emblematico è offerto da Santa Wilgefortis, la virgo fortis nella propria fede, alla quale Dio fa miracolosamente crescere la barba per sottrarla a un matrimonio forzato. La sua è una forma di transessualità casta, simbolica, diversa da quella moderna, ma altrettanto significativa nel suo potere sovversivo.
In questo tipo di narrazioni, il corpo femminile non è semplicemente negato, ma trasformato, trasceso o risemantizzato in chiave spirituale.
Si inserisce in questo quadro l’analisi di Paolo Spaggiari, che esplora la presenza di travestitismo, androginia e transgenderismo nella letteratura francese tra XIII e XIV secolo. Le chansons de geste e i romanzi cavallereschi vedono protagoniste femminili costrette dagli eventi a travestirsi, assumendo ruoli maschili fino ad arrivare, in alcuni casi, a una vera e propria trasformazione fisica.
Nel suo originale contributo, Gábor Marx propone una lettura innovativa dell’illustrazione miniata nota come Vagina Christi, presente nel Libro d’Ore di Bonne di Lussemburgo (New York, The Cloisters, fol. 331r). Partendo dalla simbologia della spirale e dalle concezioni pitagoriche e neoplatoniche dell’Unità come principio duale (maschile/femminile), l'autore evidenzia come la presenza delle sei spirali nello sfondo dell’immagine richiami non solo i sei giorni della creazione, ma anche la sequenza di Fibonacci come modello di crescita, rinascita e integrazione spirituale. Il saggio si colloca pienamente nel quadro del progetto, giacché offre una riflessione sull’iconografia sacra come veicolo di rappresentazione della divinità duale, in cui maschile e femminile coesistono in equilibrio. Sulla stessa lunghezza d’onda, con un approccio più storico-artistico, è il contributo di Jordi Puig sul Cristo androgino. I due lavori, di Marx e Puig, combinano analisi simbolica, riferimenti teologici ed elaborazioni matematiche in un approccio multidisciplinare che mette in dialogo misticismo medievale, estetica e filosofia dei numeri.
Nell'ambito dello studio delle immagini testuali, il saggio di Gianni Vacchelli si concentra sulle mulieres fortes nella Commedia dantesca, interpretate in chiave critico-mistico-politica. Il suo approccio, aperto alla prospettiva interculturale e influenzato da autori come Ivan Illich e Ignacio Ellacuría, mostra come la dimensione simbolica dell’opera di Dante consenta di leggere forme di femminilizzazione del maschile e virilizzazione del femminile. La Beatrice del Paradiso o la figura di Maria si caricano di tratti virili. Mentre, per Mirco Cittadini, i sapienti del Cielo del Sole, insieme a figure come Virgilio e Guinizzelli – interpretati come “poeti materni” – e lo stesso Dante, visto come “poeta regina”, delineano un panorama simbolico attraversato da profonde dinamiche di fluidità di genere. In questo quadro si colloca, a chiusura del volume, il contributo di Carla Rossi, che indaga il tema dell’androginia nel senso di coscienza bissessuale e fluidità alchemica, in stretto dialogo con il saggio di Mirco Cittadini. In particolare, viene approfondito il passo dantesco in cui San Giovanni Evangelista è assimilato a una “vergine lieta” (Paradiso XXV), e si sottolinea come l’immagine non sia esclusivamente poetica, ma affondi le radici nell’iconografia medievale e negli Acta Ioannis, diffusi poi dalla Legenda Aurea. Da questa tradizione deriva la raffigurazione dell’Evangelista come giovane androgino, sposo mistico di Cristo, sostenuta da un vasto apparato figurativo in cui immaginale e immaginario si intrecciano nel delineare forme di santità fuori dal binarismo.
Al presente volume farà seguito, nel 2027, un’ulteriore miscellanea con nuovi contributi sul progetto.
I curatori
Intersessualità in immagini. Fluidità di genere nei codici miniati medievali
Mirco Cittadini
Jordi Puig
Gabor Marx
Carla Rossi
Paolo Spaggiari
Vianni Vacchelli